Di fili e di segni. La storia di Roseline Eguabor vince tra le Storie di Libertà di “Oltre il ghetto”

Di fili e di segni. La storia di Roseline Eguabor vince tra le Storie di Libertà di “Oltre il ghetto”

È Di fili e di segni. La storia di Roseline Eguabor  a vincere la sezione “Storie di libertà” della terza edizione di “Oltre il ghetto”, il contest promosso nell’ambito del progetto P.I.U.Su.Pr.Eme. (Percorsi Individualizzati di Uscita dallo sfruttamento) per promuovere un’azione di sensibilizzazione sul tema dello sfruttamento lavorativo dei cittadini di Paesi terzi attraverso una rinnovata cultura delle legalità e dell’accoglienza.

Totalizzando 1644 like, la Sartoria Circolare Al Revés (Sicilia) – in qualità di ente impegnato nella lotta al caporalato che ha raccolto e candidato la storia vincitrice – si è dunque aggiudicata il premio del valore di 2.500 euro, superando le altre due finaliste del contest: “Nessuno è più di nessuno. La storia di Youssif Bamba”, candidata da AIIMS Associazione Immigrati per l’Integrazione e Motivazione Sociale (Puglia) e “Diventare artista. La storia di Sadja Fati”, candidata dall’Officina Sociale Avventura di Latta (Campania).

«Una donna, una mamma, uno spirito libero pieno di idee, valori, sacrifici e con tanti sogni». Così si descrive Roseline Eguabor, presidente della Sartoria Circolare Al Revés. Nata in una famiglia di otto figli in Nigeria, a 5 anni Roseline viene affidata a una “zia” sconosciuta, presso la quale fa la domestica fino all’età di 18 anni. Quando, per evitare un matrimonio precoce e continuare a studiare, trova un modo per lasciare la Nigeria: le viene promesso che potrà continuare a studiare con l’aiuto di altri nigeriani a patto di restituire la somma anticipata per il viaggio. Sarebbero stati i suoi connazionali a trovarle il lavoro. E invece, una volta in Italia, le promesse non vengono mantenute. «Da lì ho compreso subito che, per rimanere in Italia, dovevo ricominciare tutto da capo», racconta Roseline ricordando i suoi momenti più brutti e dolorosi, fatti di solitudine e di resistenza agli abusi verbali, psicologici e fisici da parte delle persone in cui credeva.

E così Roseline impara la lingua italiana e dopo tanti sacrifici trova lavoro come mediatrice socioculturale. Un lavoro che le permette di entrare in contatto con tanti migranti, molti dei quali destinati allo sfruttamento in Italia e in altre parti d’Europa, e con cui mette a disposizione la sua esperienza, la sua storia, il suo tempo, il suo ascolto. «Siamo tutti ex di qualcosa», dice Roseline, ed è proprio per ridare un nuovo significato e nuova forma a esistenze strappate e sdrucite che dà vita insieme ad altre amiche alla Sartoria Sociale, un luogo di senso e di scambio, dove si entra per una riparazione o un acquisto e si resta per ricucire vite, con ago, filo e il dono di sé.

“Oltre il ghetto” per la “sezione Illustrazione” ha già conferito anche la vittoria a Serena Brancati con Aiutiamoli a casa loro. Sfruttiamoli a casa nostra, opera che ha superando le altre illustrazioni finaliste “Vieni a vivere come me” di Borana Kuci,  “Il piatto è SERVITO” di Sara Passamonti, “Cortesie da tavola” di Elisa Bellino e “Mangia con la testa” di Marta Carraro.

Partono invece oggi le votazioni online per la sezione “Imprese Etiche” del contest.

Saranno infatti votabili sulla pagina facebook del progetto P.I.U.Su.Pr.Eme. fino alle 17.00 del 10 novembre le tre nuove storie finaliste: “Passando per la cruna di un ago” candidata dal Consorzio Sale della Terra (Campania); “La quadratura del cerchio” della Cooperativa Mani e Terra (Calabria) e “Con il senno di poi” di Don Bosco 2000 (Sicilia). I tre video  concorrono per il premio finale di 2.500 euro, destinato alla storia che avrà raggiunto il numero maggiore di like.

Iscriviti alla newsletter

Termini e condizioni