Si concludono oggi i laboratori FAMI Prisma presso l’istituto Superiore di Istruzione Ferrara di Palermo. Quattro laboratori pomeridiani di lingua e intercultura declinati attraverso musica, arte, cinema, narrazione e danza. Il tutto all’interno di una scuola che sorge nel cuore del centro storico palermitano, sintesi dell’anima multiculturale della città.
La professoressa Venera Aquilina per Il laboratorio di L2, ha utilizzato proprio la conoscenza della musica italiana per migliorare le competenze linguistiche. «Il miglior metodo per memorizzare più parole possibili è proprio legato alla musica e al cinema» riflette la professoressa, cedendo poi la parola a Dulce, una delle alunne. «Mi piace tanto questo corso, soprattutto la mia insegnante che è molto brava. Tra i partecipanti conoscevo solo la mia compagna mentre tutti gli altri rappresentano nuove conoscenze ed è bello anche questo, potere fare amicizia, soprattutto in questo periodo. Mi è piaciuta molto in particolare la lezione in cui abbiamo ascoltato la canzone dei Modà, non li conoscevo e adesso mi piacciono tanto».
Il laboratorio di L3, tenuto dalla professoressa Cavallaro, si è rivelato essere un importante spazio in cui i ragazzi sono riusciti a superare difficoltà e inibizioni. Così la professoressa Cavallaro: «Ho cercato di dare loro delle competenze che potessero spendere anche in ambito didattico, perché mi rendo conto che non sempre i ragazzi si sentono del tutto integrati all’interno del loro contesto. Se in aula gli altri compagni hanno dei prerequisiti che loro non hanno, potenziarli serve a farli sentire allo stesso livello e a permettergli di seguire i propri compagni e i propri insegnanti in maniera più consapevole. Ciò significa dunque dare un sostegno per l’integrazione e l’autosufficienza ma anche stimolare un processo di autovalutazione e di crescita. È fondamentale che ci sia un tempo ulteriore per loro: in uno spazio a loro dedicato sono riusciti a sentirsi pari fra pari, sono riusciti con serenità a chiedere il significato di alcune parole che non conoscevano. Abbiamo lavorato sia sugli elementi grammaticali sia sulla comprensione dei testi. Abbiamo per esempio letto dei testi sull’Erasmus, su come si sono sentiti i ragazzi quando sono andati all’estero, abbiamo visto che il minimo comun denominatore era sentirsi spaesati. Da queste letture è scaturito un processo di scrittura in cui i ragazzi sono riusciti a descrivere come si sentivano».
Il laboratorio di intercultura è stato condotto dalla professoressa Luisa Sacco, ritornata a Palermo dopo una lunga esperienza di insegnamento in Veneto in cui si è specializzata proprio sui temi dell’intercultura. «Abbiamo intitolato il nostro laboratorio Leggiamo, conosciamo e scriviamo» ci ha raccontato la professoressa. «Siamo partiti dalla canzone Credo negli esseri umani di Marco Mengoni per stimolare le capacità di narrazione e scrittura. Ho fatto ascoltare anche le esperienze di chi è arrivato in Italia, il racconto delle difficoltà vissute, abbiamo lavorato sui pregiudizi, sull’idea di non fermarsi all’apparenza ma andare oltre per apprezzare tutte le culture diverse. Ciò anche attraverso la visione di film e i dibattiti che ne sono scaturiti. I ragazzi hanno prodotto dei lavori molto belli».
Il laboratorio di danze etniche tenuto dalla professoressa Mariella Palermo, che da più di dieci anni lavora presso l’istituto Ferrara ed è la referente per l’intercultura, è un’esplosione di bellezza e armonia. «Ho lavorato molto dentro le classi attraverso la sinergia relazionale ma ho basato il mio lavoro anche sulle danze e lo spettacolo, perché come possiamo leggere sulla facciata del Teatro Massimo “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”. Una delle metodologie per fare intercultura è proprio la danza. Siamo partiti con un momento di informazione e di scambio, ho mostrato un video sulle migrazioni come parte integrante della vita dell’uomo. Abbiamo lavorato sulle stratificazioni culturali nella città di Palermo, dunque ci siamo dedicati alla danza. Ho voluto che venisse da loro l’insegnamento: in un’ottica di peer education sono le stesse ragazze a insegnarsi a vicenda danza mauriziana, tamil e ghanese».
Un percorso iniziato con successo che nei prossimi mesi si arricchirà di nuovi laboratori per compiere insieme un viaggio intorno al mondo restando a scuola.