Le immagini portano con sé la possibilità di sconfiggere le distanze e in un istante, l’istante dello sguardo, ritrovarsi vicinissimi a ciò che vi è ritratto. Non una vicinanza fisica ma una vicinanza di cui solo le storie sono capaci, che siano da leggere, da ascoltare o da guardare: compiere un passo in più in un mondo che non ci apparteneva, un passo in più verso la conoscenza e la comprensione reciproca, in modo da generare appartenenza attraverso una ricchezza dello sguardo.
Per tutto questo, quando siamo venuti a conoscenza del progetto Refugees Lockdown abbiamo pensato fosse importante parlarne e condividere i suoi intenti.
Refugees Lockdown è un’iniziativa organizzata da Laboratorio di Sociologia Visuale, Associazione Oblò e circolo fotografico Controluce, per creare un archivio visuale ed un’opera d’arte collettiva sull’esperienza della pandemia per le donne e gli uomini richiedenti asilo o rifugiati/e.
Amicizie, aspirazioni, sogni, paure, restrizioni, ritmi quotidiani di vita all’interno del sistema di accoglienza italiano: un progetto che mira alla creazione di un archivio visuale per dare visibilità e voce alle esperienze dei rifugiati e richiedenti asilo in epoca di pandemia.
Si raccolgono fotografie, illustrazioni e video, realizzate dalle persone che hanno trascorso almeno un mese nel sistema di accoglienza italiano tra il gennaio 2020 e il termine dell’iniziativa, fissato per il 31 maggio 2021.
Per saperne di più clicca qui: si potranno trovare anche le versioni in inglese e in francese del progetto.