Africa e Sicilia unite in un progetto di arte e design innovativo per creare capi di abbigliamento belli e buoni come dice la parola in lingua mandinga che dà il nome al marchio: Beteyà.
Belli e buoni perché dietro gli abiti e gli accessori c’è un percorso di legalità, sostenibilità e integrazione che genera crescita personale e territoriale.
Il marchio fa parte del progetto “Sud-Arte&Design” promosso da Fondazione con il Sud nell’ambito del bando “Beni Confiscati 2016”. Un network di associazioni siciliane, capofila l’associazione Don Bosco 2000, ha così potuto acquisire la gestione di due beni confiscati alla mafia in provincia di Enna destinandoli all’accoglienza e all’integrazione dei giovani migranti e restituendoli al territorio nella loro nuova veste di laboratorio e sartoria.
A seguito di un corso di formazione per ragazzi sia migranti che siciliani sono stati selezionati 8 giovani che oggi sono i sarti, gli addetti alle vendite, i responsabili marketing di Beteyà. Valorizzare i talenti dei giovani africani selezionati alla fine della formazione non è stato difficile perché avevano già un’ottima competenza sartoriale. Spesso dunque, proprio grazie una cultura sartoriale già consolidata che caratterizza le competenze di molti giovani africani, si è trattato di valorizzare capacità già esistenti.
Il primo negozio è stato aperto il 7 dicembre 2019 e presto se ne sono aggiunti altri due, uno a e Catania e uno a Piazza Armerina. Maglie, camicie, tutto interamente realizzato dai sarti del progetto e secondo i principi della sostenibilità nelle tecniche di confezionamento dei capi. Acquistandoli si contribuisce alla crescita di un progetto etico e solidale.
A causa del Covid-19 e delle conseguenti chiusure degli esercizi commerciali, lo staff si è dovuto riorganizzare anche con la vendita on line. Eppure la progettazione e l’innovazione è andata avanti con ulteriori idee e sinergie capaci di fare rete e unire attraverso un ponte ideale anche luoghi lontani.
Infatti, il 10% di ogni capo venduto è destinato dall’associazione Don Bosco 2000 al progetto di migrazione circolare a sostegno dei villaggi africani. Sono gli stessi ragazzi migrati in Sicilia che tornano nel paese di origine per informare, far crescere e portare sviluppo. Ad oggi sono stati realizzati orti e pollai sostenibili in diversi villaggi del Senegal e in Gambia consentendo l’occupazione di diverse famiglie e la rigenerazione di molti territori.